Al censimento voluto da Milosevic nel 2001, dove tra le proprie generalità si chiedeva di indicare anche la nazionalità “etnica”, c’era ancora chi si definiva “Yugoslavo” e chi, come un gruppo di giovani della città di Pancevo, in Vojvodina, protestava contro l’idea stessa di etnia definendosi "Supereroe", “Extraterreste”, "Cheyenne " o semplicemente "Umano".
“Non so più neanche come chiamare il mio paese, in attesa di nuovi eventi lo abbiamo ribattezzato Serbia/Montenegro/Kosovo”, ironizzava Ljubisa Vrencev, attivista dell’organizzazione ecologista e pacifista GruPa, nel periodo in cui la Federazione Yugoslava passava alle denominazioni più leggere di Federazione - e poi Unione - di Serbia e Montenegro, prima della definitiva scissione del 2006. Il tutto mentre la risoluzione Onu 1244 del 1999 contemporaneamente aveva sancito la sovranità della Federazione sul Kosovo e la legittimità della presenza internazionale Nato e Onu sulla ex provincia autonoma della Serbia. Ora che il Kosovo si è dichiarato indipendente, c’è addirittura chi vorrebbe dare vita alla Yugoslavia 2.0.
“Facciamo un’altra Yugoslavia, tagliamo la Slovenia, loro sono diversi da noi – scherza, ma non del tutto, Milorad Sarkovich, responsabile serbo dell’ufficio rientri del Comune kosovaro di Klina - e ci prendiamo l’Albania e la Macedonia, che invece ci assomigliano”. Chissà cosa ne penserebbe Tito.
di Anna Maria Selini e Giulia Bondi
2 commenti:
nooo...
l'ultima letterina!
a quando il prossimo viaggio?
Quando vuoi cara. Ho già in mente nuovi argomenti e nuovi posti...
Posta un commento