martedì 1 settembre 2009

L'attesa delle badanti

Un mese di tempo per sanare le posizioni di badanti e collaboratrici domestiche. Dopo l'approvazione lo scorso luglio del cosiddetto "Pacchetto sicurezza" e l'allarme lanciato da un esponente della stessa maggioranza (Carlo Giovanardi), il Governo ci ha messo la toppa. Le norme nate per "contrastare fenomeni di illegalità diffusa collegati all’immigrazione illegale e alla criminalità organizzata", infatti, avrebbero provocato come primo effetto la fuga (o viceversa l'arresto) di migliaia di assistenti familiari. Il rischio era quello di un effetto domino apocalittico: migliaia di anziani lasciati soli, migliaia di famiglie nei guai, migliaia di donne allo sbando costrette a rimpatriare in fretta e furia e chissà con quali prospettive.

Secondo il Censis, per una famiglia italiana su dieci colf e badanti sono ormai indispensabili. Rispetto al 2001 sono il 37% in più: 1,5 milioni, il 71,6% delle quali immigrate. Qualcuno, per fortuna, nella maggioranza ha compreso che il welfare privato, cioè quello che grava sulle spalle delle famiglie, ne sarebbe uscito seriamente compromesso (con pesanti conseguenze sul welfare pubblico) e allora ecco la sanatoria. Anche se, secondo lo Spi, andrebbero regolarizzate entrambe le posizioni, quella della badante e del datore di lavoro, onde evitare future possibili vertenze.

Niente da fare, però, per tutti gli altri immigrati che approdano in Italia, via mare o terra, in cerca di una vita migliore e di quei diritti che pensavano fossero preclusi solo nel loro paese. Si agita il pretesto della sicurezza e si cerca il capro espiatorio nel "diverso", ancora una volta, per dare la colpa ad altri di fallimenti e debolezze proprie, soprattutto in tempi di crisi come questi. E si fanno dieci passi indietro, adottando norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, che in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.

Una serie di norme quelle contenute nel pacchetto sicurezza, nella parte relativa agli immigrati clandestini, che hanno fatto scattare l'allarme non solo dell'opposizione, ma di associazioni, sindacati, cittadini e della Chiesa, che ha ribadito con forza la necessità di accogliere e non di respingere, in linea con la storia del nostro paese e i diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Ma a nulla è servito: il Governo è andato dritto per la sua strada, salvo correggere il tiro con la sanatoria, rigorosamente selettiva, per colf e badanti.

I rischi per i datori di lavoro. “Mentre per le assistenti familiari si arriva giustamente a una sanatoria che permetta di regolarizzarne la posizione, lo stesso non è previsto per gli anziani e le famiglie che ricorrono a una badante - spiega Bruno Pizzica, segretario dello Spi di Bologna - per questi ultimi, infatti, oltre agli oneri previsti per la regolarizzazione, si aggiungono rischi di possibili contenziosi”.

Il datore di lavoro dovrà pagare 500 euro per avviare la pratica di regolarizzazione, oltre ai contributi in essere e quelli pregressi, per ogni assistente familiare che al 30 giugno risultava occupata presso di lui da almeno tre mesi. Non si dice nulla, invece, su tfr, ferie, festività e stipendi fino a quel punto concordati. “Il rischio - continua Pizzica - è che chi in passato ha assunto una badante in nero perchè clandestina, dopo averla regolarizzata si trovi a dover pagare anche i trattamenti pregressi non corrisposti, e che di fatto si venga così ad aprire una vertenza. Visto che si tratta dell'incontro di due bisogni, quello di essere assistito e quello di lavorare, andrebbero sanate entrambe le posizioni, non solo quella della badante.

I numeri. A livello nazionale si calcola che saranno come minimo 300 mila e come massimo mezzo milione i nuovi permessi di soggiorno legati alla regolarizzazione delle assistenti familiari. Con il rischio, già verificatosi nei giorni scorsi, di truffe e raggiri con protagonisti o vittime gli irregolari, improvvisamente “diventati” tutti colf o badanti.

“Con l'ultimo decreto flussi del 2007 - spiega Roberto Morgantini, responsabile dell'ufficio stranieri della Cgil di Bologna - sono state presentate 21 mila domande di regolarizzazione. Di queste ne sono state accettate 6800 (3400 per il 2007 e 3400 per il 2008, queste ultime ancora da sbrigare). Ne sono rimaste escluse quindi circa 15 mila, la metà delle quali si calcola siano per badanti e colf”. Quel che è certo è che a Bologna, la seconda città più "vecchia" d'Italia, la "materia prima" non manca. Sono più di 32 mila, infatti, gli over 80 residenti in città e di questi circa un quarto, cioè tra gli 8 e i 10 mila, non sono autosufficienti. Soltanto 1500 tra questi ultimi hanno attualmente accesso ai servizi residenziali, i restanti 6-7000 sono tutti potenziali datori di lavoro per le assistenti familiari. Cifra che sale a 12-13 mila se allarghiamo lo sguardo sulla provincia. (le istruzioni per la regolarizzazione su la SPInta).

di Anna Maria Selini

pubblicato su la SPInta di settembre

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