mercoledì 20 maggio 2015

La mia donna di Trastevere

Ho scorso la rubrica del telefono per scrivere agli altri. Ti ho trovato in ogni nome. Il mio genitivo sassone romano. Come quella 'S', che in inglese indica appartenenza. 
Sara Ornella. Tommaso Ornella. Barbara Ornella.
Niente cognomi. Il tuo nome a definire ogni persona che nel corso di questi anni mi hai fatto incontrare. Perché tutto ruotava intorno a te. Alla tua tavola sempre imbandita e alle serate, meravigliose, in cui ci hai unito. 

La mia donna di Trastevere, come quel libro che ti ho regalato. Mancavi tu tra quegli scatti di romane, ma io ti immaginavo giovane, capelli al sole, mentre attraversavi la piazza attirando compiaciuta gli sguardi degli uomini, con la tua minigonna ‘filopassera’, come ti diceva non so chi. 

Femmina. Fiera. Madre e lavoratrice ambiziosa. La miglior battaglia per i diritti delle donne lì, nel tuo esempio quotidiano. 

Tu prima di ogni uomo, ma con la porta di casa sempre aperta. 
La prima ad accogliermi in questa città che ti schifa e accarezza. 
La mia mamma romana, in fondo, come me, un po' bergamasca.

La mia piazza San Cosimato.
I miei racconti sulla banda della Magliana. 
I miei occhi al funerale di Berlinguer.
La mia Roma negli anni di piombo.
I palestinesi e la sinistra.
Il mito della Casa della cultura.
Le mie polpette al sugo e le ricette salva-cena all'ultimo minuto. 

Piangi Roma, perché hai perso una delle tue matrone: Ornella Ellul. E' stata tua, di Trastevere e con grande fortuna nostra. 

Ridi Roma, perché lei oggi lo farebbe, lo sta facendo, insieme a noi. 


Immagine tratta da "Donne di Trastevere 1971-1972" di Emilio Gentilini

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