mercoledì 25 ottobre 2017

L’erede della dinastia delle barche. “Celebro la tradizione con l’innovazione sostenibile”

Il suo cognome è sinonimo di eleganti barche a motore in legno, che sfrecciano su laghi e lagune, con a bordo industriali e star hollywoodiane. Un'eredità preziosa e pesante di otto generazioni, che Daniele Riva, 47 anni, è riuscito a portare avanti e insieme innovare. Da ultimo con "Ernesto", nome dello storico fondatore dei cantieri di Laglio, sul Lago di Como, di suo padre, mancato dieci anni fa, e ora anche della prima imbarcazione completamente elettrica dell'omonimo cantiere Riva.


"Ho la fortuna di fare quello che mi piace - esordisce Daniele -. Dopo il diploma da disegnatore meccanico ho provato a lavorare in un'altra azienda, ma ho resistito due giorni. Ho le barche nei cromosomi".

Cinque dipendenti, due collaboratori artigiani e un cantiere di duecento metri quadrati con accesso diretto sul lago, tra ville come quella di George Clooney e lussuosi alberghi cinque stelle.

"I nostri vicini sono i primi clienti - spiega Riva –. Dalle star hollywoodiane a quelle nostrane, dagli industriali agli stessi hotel, che spesso ci portano i loro ospiti o che ci commissionano barche in linea con il design delle loro strutture. Siamo una piccola impresa artigiana e la nostra forza sta proprio nella customizzazione del prodotto".

"L'idea di Ernesto, la prima barca nella storia del cantiere completamente elettrica, è di un altro nostro cliente, l'architetto Marco Molteni. 'Perché non facciamo diventare Laglio un piccolo centro di ricerca della nautica sostenibile?', mi propose un giorno".

Detto fatto. Ernesto Slow Commuter, infatti, non è solo la barca progettata dall'archistar della nautica, l’argentino Germàn Mani Frers, con una carena rivoluzionaria capace di annullare il moto ondoso anche a velocità ridotte. Ma è un'operazione più complessa di recupero storico e di innovazione.

"Grazie al bando della Regione Lombardia, con Cna capofila, abbiamo potuto restaurare 'la Sciostra', la bottega sede originaria del cantiere nautico del 1771 - continua Riva -. Da un lato abbiamo voluto creare un Museo diffuso del lago, con attrezzi e foto d’epoca, come se il tempo si fosse fermato. Dall'altro, un Centro di ricerca per la nautica”. Il simbolo del passato che diventa il punto di ripartenza per il futuro.

Per realizzare Ernesto ci sono volute duemila ore di lavorazione tra legno e batterie. “A breve sarà sul mercato, abbiamo già ricevuto diverse manifestazioni di interesse. Si tratta di un progetto a impatto zero, dall’inizio al fine vita dell’imbarcazione. Dalla gestione forestale sostenibile per il legno, all’utilizzo di materiali compositi ecocompatibili o leghe metalliche riciclabili. Dalle emissioni zero ai protocolli”.

"Per noi non si tratta solo di una barca che unisce all’eleganza del legno la silenziosità dell'elettrico - conclude Riva -. L’idea è quella di creare con le istituzioni un protocollo di mobilità sostenibile che fissi parametri di efficienza e sostenibilità, con una sinergia tra costruttori, albergatori e Comuni. Vogliamo andare in una nuova direzione, verso un modo nuovo di pensare la nautica e tutta la mobilità. Nel rispetto dell’ambiente e della tradizione, ma guardando al futuro".

Pubblicato su CNAStorie

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