mercoledì 13 settembre 2017

L’Energy manager del Teatro La Scala

Quando le luci lentamente degradano e il sipario della Scala si apre, a restare col fiato sospeso nell’attesa che tutto funzioni alla perfezione, insieme ad artisti, regista e maestranze, c’è anche lui: Carmine Battipaglia, 50 anni e da poco più di due, Energy manager del teatro milanese.

“Ho la fortuna di fare un lavoro che amo. É una passione che ho sempre avuto – racconta – già alle elementari, nei temi, scrivevo di voler diventare ingegnere ‘degli impianti elettrici’, per aiutare mio padre, che aveva un’azienda di installazioni a Salerno. Sono letteralmente cresciuto dentro i cantieri”.

Nel 1995 Battipaglia, insieme al fratello, rileva l’impresa del padre, ma già nel 1998 intraprende il proprio percorso, che nel tempo lo porta a diventare consulente dell’impresa di famiglia e di realtà sempre più importanti.

“Grazie a un Master al Politecnico di Milano in Energy Management ho iniziato a collaborare con grandi strutture industriali – spiega -. L’Energy manager è quella figura che ipotizza un percorso guidato per ottimizzare i costi energetici, adottando strategie che permettano di razionalizzare i consumi, attraverso cicli integrati. In strutture importanti può portare ad un risparmio anche del 20%”.

E così nel 2015 arriva la chiamata per La Scala. “Per me ogni attività è una sfida – commenta Battipaglia –. In qualità di manager, lavoro e sono valutato in termini di obiettivi, che in questo caso erano quelli di ottimizzare i consumi e ampliare con un regime fotovoltaico una struttura sotto il vincolo di una Sovrintendenza”.

Un lavoro che parte sempre dallo studio e dall’analisi dell’esistente. “La Scala è una struttura fortemente energivora – continua - soltanto il teatro è alimentato da circa 3 Mega Watt, una potenza simile a quella di uno stabilimento industriale. I consumi sono legati soprattutto alla climatizzazione, un sistema complesso che prevede per esempio una temperatura diversa, di circa 3 gradi, tra la platea e il palco, senza però che esistano delle vere barriere fisiche. Dobbiamo far sì che i signori in platea possano stare in giacca e le signore in abito da sera, ma che l’aria più calda non arrivi sul palco. Anche solo due gradi potrebbero far variare la voce dei tenori”.

“Abbiamo già ampiamente raggiunto gli obiettivi e siamo in attesa di una valutazione della Sovrintendenza per l’impianto fotovoltaico. La difficoltà maggiore è stata senza dubbio quella di creare implementazioni innovative su una struttura con un aspetto architettonico di inizio ‘900”.

Ciò significa, per esempio, ingegnarsi e riutilizzare una vecchio sistema di contrappesi pensato per elevare i palchi, per incanalare moderne tecnologie. O sostituire le famose lampade a candelabro con altre a led, ideate appositamente per La Scala. “Sono oltre ventimila e siamo riusciti a mantenere la stessa estetica e gradazione di una lampada a filamento”.

“È un lavoro certosino, non possiamo permetterci errori, un trasformatore che non funziona può far saltare uno spettacolo. Assisto a tutte le prime con la stessa ansia degli artisti, dalla cabina elettrica – conclude Battipaglia –. Per questo mi sono ripromesso che quando avrò terminato, acquisterò i biglietti, scenderò da un taxi e rigorosamente in smoking, mi siederò in platea a godermi finalmente lo spettacolo”.

Pubblicato su CNAStorie

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