giovedì 24 agosto 2017

Amatrice un anno dopo

È passato esattamente un anno dalla prima serie di scosse che ha colpito il centro Italia. E basta guardare il piccolo e ormai famoso paese di Amatrice - che ha pagato il maggior numero di morti (239) - per capire come è andata.

Se da un lato è stato inaugurato il Food center - otto ristoranti storici ricostruiti grazie agli sms solidali degli italiani - dall'altro, la zona rossa è rimasta praticamente la stessa di un anno fa.

Le case sono ancora lì, come strati di una torta sbriciolata. Soltanto i vialetti che le separano sono stati ripuliti. Camminarci è via crucis e, anche se non ci sei mai stato prima, ti manca il fiato appena sollevi lo sguardo da terra.

Materassi, scarpe, asciugamani, il divano buono, i quadri, i libri in cameretta.

Una serie infinita di piccoli oggetti richiamano l’attenzione, a ricordare quella quotidianità annientata all'improvviso, di notte, senza nemmeno  il tempo di vestirsi, gridare, forse capire.

Si calcola che siano più di due milioni di tonnellate le macerie da rimuovere, ma per i soliti labirinti burocratici nostrani solo il 10% è stato portato via. Il resto sta lì, impastato ai ricordi.

Oggi è il giorno del raccoglimento. Niente stampa ha chiesto il sindaco di Amatrice.

La zona rossa è molto più di una notizia.   







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