martedì 20 novembre 2012

"Il viaggio di Vittorio"

Ieri sera ho letto tutto d'un fiato "Il viaggio di Vittorio", il libro che Egidia Beretta ha dedicato al figlio, Vittorio Arrigoni. Per me che l'ho conosciuto e raccontato è stata un'emozione lunga 185 pagine, ma non è per questo che penso che sia un libro da leggere e regalare soprattutto ai più giovani.

"Il viaggio di Vittorio" non è un'agiografia, nè tanto meno la storia dell'''icona pro-palestinese'. Certo, è il racconto di una madre che ha perso, nel più barbaro dei modi, un figlio. Ma non c'è spazio, nessun intento, per facili commozioni. Si rabbrividisce, ma si sorride anche e ci si stupisce, scoprendo, per esempio, un giovane e promettente poeta.

Vittorio e la scrittura. Vittorio e la musica, la letteratura. Vittorio e i libri nello zaino usati come talismano e poi scudo, lui che uno scudo umano diventerà.
Vittorio e i bambini, ma anche Vittorio e gli animali. E soprattutto Vittorio e i viaggi: Perù, Croazia, Ucraina, Belgio, Romania, Togo, Repubblica ceca, Polonia, Russia, Tanzania. Ogni volta come volontario per ong, missioni, associazioni, a "lasciare qualcosa di tangibile", non solo ideali e belle parole. Mattoni di case, scuole e ospedali, diritto di voto, gioco e medicine.
E ancora Estonia, Congo, Libano e solo alla fine - tra andate, blacklist israeliane, arresti, percosse e ritorni - la Palestina. E finalmente Gaza, l'ultima tappa di "un viaggio - scrive la madre - che attraverso strade impervie gli aveva infine svelato il fine della sua vita".

Egidia Beretta lascia che sia soprattutto Vittorio a parlare da questo momento in poi. Attraverso i suoi scritti, le lettere alla famiglia e agli amici, il blog, gli articoli e le invettive tutt'altro che virtuali.
Vittorio diventa un potente comunicatore e "Piombo fuso", con tutto il dolore visto-provato-testimoniato, il punto di non ritorno.
Furono ancora una volta la scrittura, la testimonianza e la possibilità di viaggiare e narrare la sua esperienza "ciò che salvò mio figlio dal macerare nel dolore". Ma anche, con tutta probabilità, la sua condanna.

Per il rapimento e l'uccisione del figlio, la madre spende solo sei lapidarie parole. Corre via da quei giorni, dalla morte del marito - arrivata soltanto 8 mesi dopo - per arrivare veloce fino ad oggi. Al "dovere della testimonianza", perchè "parlare della sua vita e della sua Utopia è il mio modo di rendergli onore".

Il messaggio di Vittorio va oltre la causa palestinese. "Non era un eroe nè un martire, solo un ragazzo che credeva nei diritti umani", disse Egidia Beretta subito dopo l'assassinio, a stemperare forse la tentazione di imprigionarlo, ridurlo ad un'icona e il suo contrario.

Questo libro ne traccia il percorso, l'itinerario dentro sè stesso attraverso il mondo, permettendoci di decifrare il suo motto più importante. Perchè è proprio in queste ore - mentre si parla di tregua ma le vittime palestinesi di "Pillar of Clouds" sono oltre 120 e 5 quelle israeliane - proprio adesso che sembra impossibile, direbbe lui, che dobbiamo RESTARE UMANI.

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