Sono arrivati all'alba, per sfrattare due famiglie palestinesi, ma hanno colpito anche lei, il "simbolo" di Skeihk Jarrah. La tenda di Umm Kamel, la donna che nel mondo è diventata l'emblema della resistenza pacifica contro la colonizzazione israeliana, da ieri non campeggia più all'entrata del quartiere arabo di Gerusalemme est, dopo essere stata rasa al suolo per la settima volta.
Skeihk Jarrah è una delle "palestre" predilette, dove i coloni israeliani amano esercitarsi, occupando le case non appena l'esercito le libera.
Come è successo all'alba del 2 agosto, quando i soldati hanno reso esecutivo lo sfratto per 50 persone, dopo che la Corte suprema israeliana ha respinto il loro appello. Per il governo di Tel Aviv le case, dove le due famiglie vivevano dal 1956, sono abusive.
Le proteste della Comunità internazionale non hanno tardato ad arrivare: la presidenza svedese dell'Ue ha parlato di episodio "illegale e intollerabile", un portavoce del Consolato britannico l'ha definito "incompatibile con il desiderio di pace professato da Israele", mentre per il segretario di Stato americano, Ilary Clinton, "quanto avvenuto a Gerusalemme est non è in linea con gli impegni israeliani contenuti nella road map".
Alle 5.30, mentre dormivano, le famiglie Al Ghawdi e Hanoun sono state costrette ad evacuare, tra di loro c'erano 19 bambini. Venti attivisti internazionali, da tempo presenti per monitorare la situazione, sono stati arrestati e in seguito rilasciati, mentre ai giornalisti accorsi non è stato possibile accedere all'area. Non sono mancati momenti di tensione tra i palestinesi e i coloni.
"Gli effetti personali degli abitanti sono stati portati via e nessuno sa dove siano - racconta Barbara Antonelli, un'italiana che insieme a numerosi altri stranieri sta partecipando al presidio ancora in corso -. La polizia ha transennato il quartiere e dall'altra notte le famiglie dormono letteralmente per strada".
Durante l'evacuazione, i bulldozer hanno sradicato anche la tenda di Fawzieh al-Kurd, 57 anni, conosciuta da tutti come Umm Kamel, la donna simbolo di Skeihk Jarrah. Dal novembre scorso viveva in una tenda, in uno spiazzo recintato da filo spinato, dopo essere stata sfrattata a sua volta ed aver visto occupare la propria casa, a turno, da famiglie di ebrei ortodossi. "Qui vivono circa 500 persone - spiegava Maher Hannoun, prima di essere evacuato –. Sono tutti profughi che dopo la guerra del '48 avevano ricevuto la terra dal governo giordano e le case dall'Unwra, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi. Gli israeliani rivendicano un diritto di proprietà che non ha fondamento, la verità è che esiste un progetto per costruire in questa zona 250 nuovi appartamenti per i coloni".
Nella sua casa come in quella di Al Ghawdi si sono subito installati alcuni ebrei ortossi, scortati dalla polizia, che presidia entrambe le abitazioni, dall'alba del 2 agosto. Sono arrivati su un autobus e da subito hanno fatto capire di non avere la minima intenzione di andarsene. (foto di Aldo Soligno)
di Anna Maria Selini
pubblicato su L'Eco di Bergamo
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