Vittorio
Arrigoni, 35 anni, è un attivista per i diritti umani ed era
l'unico italiano presente nella Striscia di Gaza durante l'operazione
militare israeliana “Piombo fuso” (che nel gennaio del 2009 ha
provocato la morte di 1400 palestinesi e 13 israeliani, ndr). A Gaza
ci è arrivato nel 2008, a bordo di una barca del Free Gaza movement
(nella foto), una delle organizzazioni che partecipavano anche alla
spedizione
attaccata nei giorni scorsi dalla marina israeliana, mentre si
trovava in acque internazionali, con un blitz che ha provocato la
morte di 9 pacifisti.Come
ha saputo dell'attacco alla Freedom Flotilla?L'ho
saputo in diretta. Ero in collegamento con le barche e con la base
dell'organizzazione a Cipro. Il giorno prima in attesa del loro
arrivo, a Gaza, c'era stata una festosa cerimonia di benvenuto.
Eravamo usciti in mare con una flotta rudimentale di pescatori,
c'erano la banda, i palloncini e una grande attesa.Poi?Quando
si è sparsa la notizia dell'attacco, la mattina, la gente ha
cominciato ad affluire al porto. Ci sono state conferenze stampa,
interventi dei comitati civici e delle fazioni politiche, poi,
spontaneamente le persone hanno cominciato a sfilare in maniera
pacifica verso la sede ll'Unrwa, l'agenzia dell'ONU per i profughi
palestinesi. Un viavai che continua, per chiedere alla comunità
internazionale di alzare la testa e fare qualcosa perchè massacri
come questo non restino impuniti.Non
vi aspettavate un attacco?Ci
sono già state altre spedizioni per rompere l'assedio di Gaza.
Cinque, a due delle quali ho partecipato, sono passate, tre sono
state intercettate. La differenza è che questa volta non si trattava
solo di una rottura formale, ma di fatto. La Freedom Flotilla
trasportava 10 mila tonnellate di materiale, tra cui cemento e ferro.
Secondo l'ONU il 75% degli edifici distrutti o danneggiati durante
“Piombo fuso” non possono essere ricostruiti perchè a Gaza non
entrano materiali edili. Sulle barche c'erano anche attrezzature
sanitarie, solo i turchi portavano 500 carrozzine elettriche.Gli
israeliani dicono che a bordo c'erano anche delle armi.
Come
è già stato dichiarato dallo stesso governo turco, in questi casi
le navi subiscono una rigorosa perquisizione da parte delle autorità
portuali e nessuna arma è stata rinvenuta.Conosce
gli italiani a bordo? Cosa sa di loro?Sono
amico del tenore Joe Fallisi e di Manolo Luppichini, regista e
freelance, che era stato a Gaza dopo “Piombo fuso” (finendo sotto
il tiro dei cecchini israeliani in un campo di prezzemolo al confine,
ndr), così come la giornalista Angela Lano. Le ultime notizie dicono
che il console li ha potuti incontrare in carcere, cosa che ieri non
gli era stata permessa.Come
è la situazione ora a Gaza?C'è
molto dolore. Le persone nutrivano grandi speranze da questa
spedizione. La notizia positiva è che l'Egitto dopo quello che è
successo, ha aperto il valico di Rafah, (l'unico punto del confine di
Gaza non controllato da Israele, ndr), per far passare aiuti
umanitari e malati, ma per il resto viviamo alla giornata. Ancora non
sappiamo nemmeno i nomi delle vittime e dei feriti.Si
dice che stiano per arrivare altre barche. Ci sono italiani a bordo?
Cosa vi aspettate dopo quello che è successo e visto che Israele ha
dichiarato che nessuna barca entrerà?
E'
previsto l'arrivo di altre due barche a giorni. Non è dato sapere né
la rotta né i loro movimenti. A quel che mi risulta, non ci sono
italiani a bordo. I miei compagni sono consapevoli del rischio che
corrono, ma ritengono più importante l'urgenza umanitaria della
popolazione di Gaza, stremata da quattro anni di duro assedio.
pubblicato
su L'Eco di Bergamo
Nessun commento:
Posta un commento