mercoledì 2 giugno 2010

"Dolore a Gaza. Aspettavamo quel carico"


Vittorio Arrigoni, 35 anni, è un attivista per i diritti umani ed era l'unico italiano presente nella Striscia di Gaza durante l'operazione militare israeliana “Piombo fuso” (che nel gennaio del 2009 ha provocato la morte di 1400 palestinesi e 13 israeliani, ndr). A Gaza ci è arrivato nel 2008, a bordo di una barca del Free Gaza movement (nella foto), una delle organizzazioni che partecipavano anche alla spedizione attaccata nei giorni scorsi dalla marina israeliana, mentre si trovava in acque internazionali, con un blitz che ha provocato la morte di 9 pacifisti.Come ha saputo dell'attacco alla Freedom Flotilla?L'ho saputo in diretta. Ero in collegamento con le barche e con la base dell'organizzazione a Cipro. Il giorno prima in attesa del loro arrivo, a Gaza, c'era stata una festosa cerimonia di benvenuto. Eravamo usciti in mare con una flotta rudimentale di pescatori, c'erano la banda, i palloncini e una grande attesa.Poi?Quando si è sparsa la notizia dell'attacco, la mattina, la gente ha cominciato ad affluire al porto. Ci sono state conferenze stampa, interventi dei comitati civici e delle fazioni politiche, poi, spontaneamente le persone hanno cominciato a sfilare in maniera pacifica verso la sede ll'Unrwa, l'agenzia dell'ONU per i profughi palestinesi. Un viavai che continua, per chiedere alla comunità internazionale di alzare la testa e fare qualcosa perchè massacri come questo non restino impuniti.Non vi aspettavate un attacco?Ci sono già state altre spedizioni per rompere l'assedio di Gaza. Cinque, a due delle quali ho partecipato, sono passate, tre sono state intercettate. La differenza è che questa volta non si trattava solo di una rottura formale, ma di fatto. La Freedom Flotilla trasportava 10 mila tonnellate di materiale, tra cui cemento e ferro. Secondo l'ONU il 75% degli edifici distrutti o danneggiati durante “Piombo fuso” non possono essere ricostruiti perchè a Gaza non entrano materiali edili. Sulle barche c'erano anche attrezzature sanitarie, solo i turchi portavano 500 carrozzine elettriche.Gli israeliani dicono che a bordo c'erano anche delle armi.
Come è già stato dichiarato dallo stesso governo turco, in questi casi le navi subiscono una rigorosa perquisizione da parte delle autorità portuali e nessuna arma è stata rinvenuta.
Conosce gli italiani a bordo? Cosa sa di loro?Sono amico del tenore Joe Fallisi e di Manolo Luppichini, regista e freelance, che era stato a Gaza dopo “Piombo fuso” (finendo sotto il tiro dei cecchini israeliani in un campo di prezzemolo al confine, ndr), così come la giornalista Angela Lano. Le ultime notizie dicono che il console li ha potuti incontrare in carcere, cosa che ieri non gli era stata permessa.Come è la situazione ora a Gaza?C'è molto dolore. Le persone nutrivano grandi speranze da questa spedizione. La notizia positiva è che l'Egitto dopo quello che è successo, ha aperto il valico di Rafah, (l'unico punto del confine di Gaza non controllato da Israele, ndr), per far passare aiuti umanitari e malati, ma per il resto viviamo alla giornata. Ancora non sappiamo nemmeno i nomi delle vittime e dei feriti.Si dice che stiano per arrivare altre barche. Ci sono italiani a bordo? Cosa vi aspettate dopo quello che è successo e visto che Israele ha dichiarato che nessuna barca entrerà?
E' previsto l'arrivo di altre due barche a giorni. Non è dato sapere né la rotta né i loro movimenti. A quel che mi risulta, non ci sono italiani a bordo. I miei compagni sono consapevoli del rischio che corrono, ma ritengono più importante l'urgenza umanitaria della popolazione di Gaza, stremata da quattro anni di duro assedio.

pubblicato su L'Eco di Bergamo

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