mercoledì 6 maggio 2009

Capitan Vittorio

Si diverte a raccontare, soprattutto ai bambini, che il piercing che ha sul sopracciglio sinistro è un pezzo d'amo che l'ha afferrato per sbaglio, mentre era in mare. Tanto che un giorno un pescatore di Gaza gli si è avvicinato, dicendo: "C'è un mio amico medico che te lo può togliere gratis!". Vaglielo a spiegare che era uno scherzo.
Per tutti, a Gaza in Europa e in Israele, Vittorio Arrigoni, è il blogger italiano che, durante la recente offensiva nella Striscia, ha rifiutato di andarsene come molti altri stranieri, preferendo non solo raccontare, ma vivere sulla propria pelle quello che stava succedendo. Il suo blog è stato il più cliccato nel mese di gennaio e ancora oggi ogni giorno sono centinaia i contatti e le mail che riceve.
"Restiamo umani", il motto con cui chiudeva i post e gli articoli apparsi in contemporanea su il Manifesto, oggi è diventato un libro che sta facendo il giro dell'Italia e che sta per essere tradotto in francese, spagnolo, arabo (i proventi andranno interamente al Palestinian Center for Democracy and Conflict Resolution, per finanziare progetti ludico-socio-assistenziali rivolti ai bambini rimasti feriti o traumatizzati durante il conflitto).
Nel libro, Vittorio racconta quello che per lui è stato solo e soltanto il "massacro". I toni sono quelli della tragedia, le parole sono arrabbiate, lo spirito trasuda sangue. Come i corpi che lo circondano di giorno e lo tornano a cercare la notte. Amici, conoscenti, estranei, tanti, troppi bambini, intravisti e persi per strada, negli ospedali, sulle ambulanze e sotto le macerie.
Trentaquattrenne, originario della Brianza, oggi Vittorio è un attivista dell'Ism, l'International Solidarity Movement, una ong palestinese che raccoglie internazionali da tutto il mondo, pacifisti non violenti, per supportare la popolazione civile palestinese contro l'occupazione israeliana, accompagnando per esempio i contadini nei campi e i pescatori in mare, cercando di difenderli dagli spari, che a volte continuano ancora oggi, dei soldati israeliani.
Ospite "sgradito" agli israeliani, che lo hanno arrestato, incarcerato ed espatriato, con l'accusa di essere entrato illegalmente nelle loro acque (per gli accordi di Oslo le acque a 20 miglia dalla costa sono a sovranità palestinese, per Israele il limite è di 3 miglia e così i pescatori, che per lavorare si spingono oltre, vengono spesso allontanati o attaccati come mostrano i video dell'Ism).
Accusato di essere filo-Hamas, durante l'offensiva, contro di lui è stato creato anche un sito internet. Un "wanted" virtuale, con tanto di numero a cui telefonare per indicare la sua posizione in cambio di denaro. "A un certo punto - sdrammatizza - l'ammontare del premio era salito a 25 mila dollari e io e un mio amico abbiamo pensato di chiamare".
Pochi scherzi: durante l'attacco, Vittorio e i suoi compagni hanno deciso di rimanere e tra le altre attività di scortare le ambulanze che si muovevano nella Striscia, per evitare, grazie alla loro presenza, che venissero attaccate, come è invece successo e stato ampiamente documentato dalla stampa e dalle organizzazioni internazionali.
"Il mio è un percorso iniziato tanto tempo fa - replica a chi lo accusa di esibizionismo o follia - non posso andarmene e abbandonare questa gente. Non esiste un momento più difficile di altri, sono stati molti, come quando abbiamo visto togliere dalle macerie i corpi di alcune bambine. Gaza si è trasformata in una fabbrica di angeli".
"I paramedici e i giornalisti palestinesi sono le professioni più eroiche in questo spicchio di mondo", ha scritto ancora. Durante il conflitto i corrispondenti di tv e giornali stranieri (circa 450), non sono potuti entrare a Gaza, limitandosi ad osservare da una collina di Sderot, vicino al confine con la Striscia, quello che succedeva. A documentare l'offensiva, rischiando e perdendo la vita in sei, sono stati i giornalisti, cameraman, producer palestinesi, per lo più giovanissimi, che hanno lavorato in condizioni estreme, 24 ore su 24, trasmettendo immagini via satellite e mostrando così il conflitto a tutto il mondo.
Alla loro professionalità va aggiunta l'umanità di Vittorio. Al di là delle opinioni politiche e degli orientamenti, il suo resta, infatti, un contributo fondamentale per capire e raccontare, da dentro, l'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

2 commenti:

Cloroalclero ha detto...

uè, ti ringrazio per la collaborazione con Palnews :-D
ciao
cloro

ANNA MARIA SELINI ha detto...

Ovvero?