lunedì 16 gennaio 2012

L'ultimo inchino della Concordia

Inutile dirlo, il pensiero è volato subito al Titanic. Solo che, ad aprire la Costa Concordia come una scatoletta di tonno, non è stato un iceberg, ma uno scoglio di fronte all'isola del Giglio. Quell'isola troppo vicina, alla quale, per una sorta di "cortesia" marinara, pare, la Concordia si sarebbe inchinata. Per non rialzarsi mai più.
Sono passati ormai tre giorni dall'incidente, ma il bilancio dei morti (almeno sei) e dei dispersi è ancora incerto.
Due le inchieste in corso, ma già tutti gridano "a morte" il comandante. Sua la manovra azzardata. Suo il ritardo nel dare l'allarme. Sua l'infamia di non essere stato l'ultimo ad abbandondare la nave, come vuole il detto.
Ma sarà proprio così? Su Internet girano anche altre versioni di membri dell'equipaggio, indignati dalle accuse di non aver gestito al meglio la situazione. "Abbiamo evacuato, al buio, con la nave piegata su un fianco 4000 persone in meno di due ore - scrive Katia Keyvanian, una hostess della Concordia -. Gli incompetenti non sono in grado di fare questo". E sul comandante aggiunge: "Non è vero che è sceso per primo, io ero sull’ultima lancia, e lui è rimasto attaccato alla ringhiera al ponte 3, mentre la nave affondava".
Starà alla Magistratura capire come è andata e accertare le colpe. Ma, mi chiedo ingenuamente, si può affidare tutta la responsabilità della più grande nave da crociera costruita in Italia, un vero e proprio paese con 4000 abitanti, a un solo uomo? Possibile che nessuno degli ufficiali e sottufficiali presenti, e immagino siano in diversi, sia intervenuto contro la manovra azzardata prima che fosse troppo tardi? E la Costa non aveva mai sentito parlare prima dell'"inchino"?
Detto questo, non ci resta che aspettare i risultati delle inchieste e, dopo le foto e i video con la Concordia squarciata alle spalle, l'inevitabile film.

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