lunedì 23 gennaio 2012

Gli invisibili della Concordia

Oggi un comunicato stampa mi ha fatto riflettere. E' stato diramato dall'Apostolato del mare Stella Maris, l'opera della Chiesa cattolica che offre varie forme di assistenza, a partire dai cappellani di bordo, ai marittimi, in particolare ai marittimi abbandonati (vedi nostro reportage "Le navi abbandonate").
Mi ha colpito perchè ha acceso la luce su un aspetto finora rimasto al buio, o per lo meno non molto illuminato, nella vicenda della Concordia.
Finora abbiamo parlato/sparlato dell'equipaggio soltanto in merito alla buona/cattiva evacuazione effettuata dopo l'incidente all'ammiraglia della Costa Crociere.
Incapaci, impreparati, gentili o generosi. I marittimi sono stati raccontati e rappresentati soltanto in funzione del proprio ruolo, che certo è primario in tutta questa vicenda, essendo persone che hanno deciso di prestare servizio su una nave, ma che non esaurisce del tutto le loro figure.
"Gli 'Invisibili del mare', anche in questa circostanza - scrive la Stella Maris - sono stati ignorati, se non colpevolizzati; eppure, nell’emergenza reale e non simulata, hanno fatto il loro dovere, fino in fondo. Se da una parte addolora che alcune persone abbiano perso la vita, dall’altra c’è la consapevolezza che quasi tutti, oltre quattromila persone, sono stati tratti in salvo".
I team dell'Apostolato del mare, già dal giorno successivo al naufragio, hanno incontrato migliaia di persone (1500 solo a Savona), tra passeggeri e membri dell’equipaggio, ricoverati o alloggiati tra la Toscana e il Lazio. In particolare, hanno assistito un numeroso gruppo di marittimi di origine latinoamericana "bisognosi di sostegno psicologico, ma anche materiale (vestiti, medicine, scarpe, ecc.), perchè hanno perso tutto ciò che avevano".
Chi vive in mare, che sia su un cargo o su una nave da crociera, spesso si trova a migliaia di chilometri di distanza da casa e non vede i propri famigliari per molti mesi. A volte nemmeno riesce a comunicare con loro telefonicamente. Ed è a loro che spedisce i propri guadagni, visto che sulla nave, in teoria, non ha bisogno di nulla. Sempre che tutto fili per il verso giusto e l'armatore rispetti i propri doveri.
"La dignità ferita dei tanti del personale di bordo, accusati ingiustamente, non si è affatto tramutata in rabbia - scrive ancora la Stella Maris -. Dai loro racconti potremmo riscrivere la stessa tragedia da una prospettiva diversa e forse più giusta, lontana dai riflettori e dai processi a 'rete' aperta".
Oppure da una prospettiva ancora più ingiusta, aggiungo io. Dalle ultime notizie pare che sulla Concordia ci fossero anche dei clandestini. Nella migliore delle ipotesi ospiti non dichiarati. Nella peggiore lavoratori irregolari.


Le fotografie sono di Damian Notarnicola

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