Complici un virus lastminute, un aereo perso, il caldo e un vecchio libro di Terzani, me ne resto a Roma ancora qualche giorno.
La città si è svuotata. A lavorare nel quartiere restano solo le
"ragazze" e il "fruttarolo" pachistano. Ma sarà
davvero pachistano?, mi chiedo mentre mi racconta che in nove anni ha fatto
solo tre mesi di vacanza. "Noi grandi lavoratori, non come voi italiani". Sarà.
Ascolto e ricomincio ad osservare. Ho perso il vizio di farlo. Non c'è mai tempo.
Anche Sky è definitivamente partito e se proprio voglio sapere delle Olimpiadi non mi resta che la radio. Fa tanto design, ma l'ha vinta
mammà con i punti della spesa e "se vede": ha smesso di funzionare.
Non ho più scuse. Cedo all'indolenza. Alla lentezza. Al piacere - che poi è bisogno - di silenzio.
Guardo fuori dalla finestra e Roma cosi deserta, che anche i turisti sembrano andati in vacanza, mi sembra ancora piu bella.
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