lunedì 20 aprile 2009

Underground Sderot

Dopo una piacevolissima colazione-intervista con la sosia israeliana di Lina Wertmuller nell'ex cimitero musulmano di Gerusalemme, finalmente otteniamo il tanto atteso accredito governativo. Superate mille trafile, da oggi io e Aldo, il fotografo freelance con il quale lavoro, siamo liberi di muoverci in tutta Israele e territori occupati. Vorrei esultare dalla gioia ma un equivoco tutto italiano rovina per un po' il mio umore.
Giusto il tempo di tornare a "casa", fare le valigie e salutare Emilia, Leone, Stefano, Tareq, che come tutte le persone conosciute a Gerusalemme hanno reso questi giorni più facili e speciali. Da veri freelance, però, prima di andarcene dalla città santa contesa, andiamo a intervistare (con tanto di valigie) la donna palestinese che vive in una tenda dopo essere stata sfrattata. Nella sua casa, dei coloni israeliani. Diventata ormai simbolo di un intero quartiere, riceve continuamente visite, i giornalisti la intervistano e gli stranieri le fanno compagnia, presidiando la tenda di notte.
Di corsa alla stazione degli autobus, destinazione Sderot. Ricordo che prima di partire dall'Italia, leggendo la mia guida Lonely planet ho trovato: "Situazioni tipiche in Israele: viaggiare in autobus con un soldato armato di M16". Peccato che il nostro giovane soldato avesse uno sguardo tutt'altro che rassicurante e che impugnasse il "giocattolo" come un trofeo.
Siamo arrivati a Sderot, la città a 3 km da Gaza, tristemente nota per i razzi Qassam che vi cadono (10.641 dal 2001, secondo fonti governative israeliane), con il buio, e abbiamo trovato un luogo praticamente fantasma. La fermata dell'autobus rinforzata in cemento armato, i ripari a 200 metri l'uno dall'altro, il bunker-bruco nel parco giochi per i bambini, le torrette da cui parte la sirena nel caso del lancio di missili (15 secondi di tempo per ripararsi o sdraiarsi a terra), file di villette una uguale all'altra con aiuole colorate e profumate. Sarà la suggestione ma mi ha ricordato Dogville, soprattutto quando siamo passati davanti ad una casa con il tetto completamente sventrato, la stessa mostrata dalle Iene.
Un meteorite gigante che può caderti da un momento all'altro sulla testa, rompendo la schizzofrenica quiete di questo posto.
"Dove preferisci dormire? - mi ha chiesto la signora ebrea di origine marocchina, che ci ospita -. Al primo piano (con finestra lato Qassam) o sotto terra?". Secondo voi cosa ho risposto? Diciamo che Undreground è uno dei miei film preferiti. La cosa positiva è che, come ovunque in Israele, qui sotto c'è anche la connessione Wi-fi, quella negativa è che il nostro coinquilino (e l'appartamento) sembrano usciti da un altro film: Trainspotting!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Brava, scrivi troppo bene, dovresti fare la giornalista...:-)
nel frattempo attenzione alle bombe ma soprattutto alle supposte into the water closet!

Anonimo ha detto...

dimenticavo...mk

Anonimo ha detto...

Tranquillo, qui procede tutto benissimo. Stiamo lavorando tanto e siamo distrutti ma entusiasti. Speriamo che anche al ritorno vada tutto bene! un abbraccio
anna