I rapporti tra le due etnie, infatti, sono ancora molto tesi e per Belgrado questa regione continua a chiamarsi Kosovo e Methohija, la parte dove sorgono i più importanti luoghi di culto della religione e della cultura serbo-ortodossa.
Per trovare esempi “felici” di convivenza, occorre andare in quei villaggi dove le relazioni interne alla comunità già prima delle guerra erano buone e andavano al di là della differenza etnica: è qui che i rientri sono riusciti meglio e in parte sono ancora in corso.
Sferruzzando e chiacchierando, un gruppo di 75 donne albanesi, serbe e rom, grazie all’aiuto italiano tenta di emanciparsi e, cosa che non guasta, di integrare il reddito familiare attraverso una collezione di scialli, guanti e borsette fatte a mano, vendute poi nelle botteghe equo-solidali nostrane.
I coloratissimi gomitoli utilizzati sono di acrilico. La lana vera, in Kosovo, costerebbe troppo.
di Anna Maria Selini
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