sabato 4 marzo 2017

Il pluripremiato maestro costruttore dei carri di Viareggio

Una testa gigante, esplosa, attraversata dal filo spinato. Frammenti di cemento e nazioni. Uomini e donne venuti da lontano e una pedana, con la bandiera europea, che si solleva e li fa scivolare indietro, ai piedi di un muro. Si intitola “Frontiere” ed è il carro che il Maestro costruttore Alessandro Avanzini, 57 anni, ha ideato e realizzato per il Carnevale di Viareggio di quest’anno. Un lavoro che richiede in media sette mesi di tempo e che dal 2006 al 2014 gli ha permesso di non scendere mai dal podio della prima categoria, quella dei carri alti e maestosi come un palazzo. 

Alessandro è figlio d’arte ed è nella bottega-scuola del padre Silvano, che si è formato, dopo il diploma da perito elettrotecnico. Un’esperienza più che trentennale, fatta anche di sculture, scenografie per teatri, parchi divertimento, centri commerciali e mock up pubblicitari. Tutte opere nel segno del gigantismo, che gli sono valse numerosi premi e nel 2014 l’attestato di Maestro artigiano della regione Toscana. 

“Il nostro è un mestiere creativo che lascia una grande libertà, ma che richiede altrettanto impegno. Si lavora anche 220 ore al mese – spiega Avanzini -. Dopo la fase ideativa e di ricerca, realizzo il modello in scala 1:20, in tutto e per tutto uguale all’originale. Poi utilizzo uno scanner 3D e disegno la carpenteria, ovvero lo scheletro del carro. I nostri sono carri in movimento e per i cinematismi mi avvalgo del contributo di un ingegnere. Inoltre, con me lavorano tre dipendenti a tempo determinato, un saldatore, un impiantista, un server per le luci, i generatori e la musica, una sarta e un’insegnante di danza”.

Perché i carri di Viareggio non solo si muovono, ma sono animati da figuranti e ballerini, e un Maestro costruttore pensa anche a musica e coreografie: un vero e proprio deus ex machina, che solidifica i sogni.

“Per realizzare il carro, si partecipa a un capitolato d’appalto della Fondazione Carnevale di Viareggio. Se si viene selezionati, si stipula un contratto d’assegnazione del progetto, che include anche uno spazio in comodato d’uso per un anno. Il valore corrisposto dalla Fondazione, per la prima categoria, tolti i costi fissi e il canone, è di poco superiore a 100 mila euro”.

“Il carro più impegnativo che ho realizzato è stato ‘La rete’ – continua Avanzini – per via della progettazione del ragno gigante. Quello che è entrato più nel cuore delle persone, invece, è stato ‘Migranti’ (entrambi hanno vinto il primo premio, ndr). Lo realizzai nel 2009: da allora non è cambiato nulla, l’Unione Europea gestisce l’immigrazione come un problema emergenziale e non strutturale. ‘Frontiere’ vuole rappresentare proprio quest’inadeguatezza e il rischio di un ritorno a valori pericolosi del passato. I confini ci attraversano anche da dentro”.

Frontiere si conclude con la lettura di una poesia egiziana, in arabo, che esorta a perseguire la pace e l’amore. Il muro-bandiera si riabbassa, gli uomini e le donne possono entrare e iniziano a ballare musiche popolari. “Alla fine ho scelto la speranza”. 


di Anna Maria Selini

pubblicato su CNAStorie

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