mercoledì 10 novembre 2010

Saharawi, 100 tonnellate di aiuti nelle mani della burocrazia

Cento tonnellate di aiuti umanitari provenienti dall'Italia sono bloccati nel porto di Algeri ormai da più di quaranta giorni. Cibo, medicinali, materiale didattico, condizionatori, tre automobili, centoventi computer per allestire dieci aule informatiche e molto altro, raccolti in tutta la Liguria dall'associazione genovese Music for peace e destinati ai campi profughi saharawi.

Qualcosa di più di un impasse, secondo il presidente dell'associazione, Stefano Rebora, che solleva pesanti accuse nei confronti della Mezza luna rossa saharawi e della Croce rossa algerina, i due soggetti deputati alla gestione degli aiuti.
"Sono state date informazioni distorte e non veritiere - sostiene Rebora, che dal 22 settembre si trova sul posto con altri due volontari italiani - Le attese sono state interminabili. Gli incontri fissati mai avvenuti e alla luce di questo è chiaro che all'interno della Mezza luna rossa saharawi e della Croce rossa algerina ci siano persone che hanno ordito un complotto, all'insaputa e a danno dei rispettivi governi, a discapito della carovana e soprattutto dei profughi".

Solo una volta atterrati i volontari si sono sentiti dire che il carico non sarebbe dovuto arrivare nel porto di Algeri ma di Orano. Eppure si tratta della quarta missione di Music for peace destinata alla popolazione del Sahara Occidentale e finora tutti i convogli sono transitati su Algeri. L'associazione dichiara di non aver ricevuto nessuna comunicazione in tal senso e di avere presentato la documentazione necessaria nei tempi stabiliti. E, tra richieste di deviare il carico su Orano, facendo ritorno a La Spezia, e mancate partenze (a un certo punto è sparito un container, poi ritrovato, con le tre automobili) la situazione da più di un mese e mezzo è stagnante.

"Non si tratta di una volontà politica né di altro genere", sostiene Omar Mih, rappresentante della Repubblica Araba Saharawi Democratica in Italia. Mih prende le difese anche della Mezza luna rossa saharawi e della Croce rossa algerina, i cui segretari, interpellati, sono risultati irraggiungibili. "E' solo una questione burocratica - continua - Il porto di Algeri non è più accessibile agli aiuti umanitari, tutto va deviato su Orano e purtroppo i collegamenti tra i due porti sono a cadenza mensile. Ma la situazione si dovrebbe sbloccare entro uno o due giorni".

"Sono settimane che ci sentiamo dire che domani la carovana partirà", replica l'associazione. Esattamente dal 15 ottobre, quando Stefano Rebora, Cristina Rizzo e Alvaro Daniel Saenz Gando sono stati invitati a raggiungere i campi profughi di Tindouf via aereo, perchè la loro presenza durante il viaggio avrebbe reso necessaria una scorta. A garantire il trasporto sarebbero dovute essere appunto la Mezza luna rossa saharawi e la Croce rossa algerina. Da allora i tre italiani, provati psicologicamente e fisicamente, si trovano a circa duemila chilometri di distanza dalla capitale algerina, nel deserto presso i campi profughi in attesa del materiale. E mentre è stata presentata anche un'interrogazione parlamentare al Ministro degli Esteri Frattini, cento tonnellate di generi di prima necessità rimangono ferme sotto il sole di Algeri.

di Anna Maria Selini

pubblicato su Peacereporter

1 commento:

ANNA MARIA SELINI ha detto...

Per la cronaca, due giorni fa gli aiuti sono arrivati a destinazione