
Sguardi complici, mamme, figlie, straniere (poche), sciarpe bianche (unico simbolo della manifestazione), rossetto rosso e borsa al braccio. A piedi, di corsa, sull'autobus, eccezionalmente felici di stare strette, sudaticcie, accalcate.
Via Indipendenza è eccitata, ormonale. Dall'incrocio con via dei Mille è una moquette di teste. Finalmente si vedono gli uomini, più del previsto, e per fortuna insieme alle donne (non in fondo al corteo come voleva l'organizzazione). Sono loro a portare la maggior parte dei cartelli, (uno su tutti: "La giustizia è donna"), tra l'assenza sorprendente di sigle, bandiere e partiti.
E poi ci sono le amiche, anche le mie, con le mamme, le sorelle, i cappelli buffi e le macchine fotografiche.

"Non ho mai visto una manifestazione con così tanta gente" mi ha detto una sindacalista che di cortei ne ha visti e contati. E' un'emozione che sfila sull'asfalto, una città che si rialza, un paese che forse dice basta.
Alla tv hanno detto che eravamo in 50 mila. Sul Crescentone, il gradone che ricopre piazza Maggiore, restava poco spazio. Ci abbiamo messo tre ore e una pausa gelato per arrivarci.
Niente schiamazzi, tensioni o slogan eccessivamente volgari, ma tanta ironia: "l'Egitto è riuscito a battere Mubarak. Noi a far battere sua nipote".

Grazie a Federica Tinti per le fotografie.
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