giovedì 25 aprile 2013

"Stay human" da Doha a Mosca

"Restiamo umani. Vita e morte di Vittorio Arrigoni", ovvero la puntata di Crash con il mio documentario su Vittorio Arrigoni, ha fatto il giro del mondo nei giorni scorsi e io non posso che esserne felice.

Quasi contemporaneamente è stato proiettato a Doha, in Qatar, all'interno dell'Aljazeera International Documentary Film Festival - dove è stato nominato per il premio speciale della giuria, nella sezione medium documentary - e a Mosca, al Detective fest, dove invece si è aggiudicato il primo premio nella sezione “Terrorismo. Minaccia per il mondo”.

Al di là dei riconoscimenti, per i quali ringrazio ancora una volta tutte le persone che hanno collaborato a questo progetto, quello che mi fa più piacere è contribuire a far conoscere la storia e soprattutto il messaggio di Vittorio anche fuori dall'Italia.


Arrigoni è abbastanza noto nel mondo arabo e in Qatar molte delle persone che ho incontrato l'avevano sentito nominare almeno una volta. Il mondo poi è davvero piccolo e il caso ha voluto che incontrassi ben due suoi amici. Entrambi si chiamano Mohamed e l'hanno conosciuto uno all'inizio e l'altro alla fine della sua vita a Gaza.

Mohamed il tunisino era sulla barca che nell'agosto del 2008 portò Vittorio per la prima volta nella Striscia - "uno dei giorni più belli della mia vita", lo definì lui - mentre l'altro ha condiviso con lui gli ultimi mesi, soprattutto nei giorni della cosiddetta "primavera" di Gaza.

In entrambi Vittorio ha lasciato un segno indelebile ed entrambi si sono emozionati rivedendolo sullo schermo e raccontandomi, commossi, il "loro" Vik.

Più conosco persone che hanno avuto a che fare con lui e più mi rendo conto di quanto fosse capace, spesso involontariamente, di cambiare o influenzarne in maniera indelebile la vita.

"Succede solo alle anime grandi", mi ha detto uno dei due Mohamed. E continua a farlo.



Nessun commento: