giovedì 1 giugno 2017

La pasionaria dei balneatori. 15 anni per lo stabilimento ad altissima accessibilità

Il logo che ha scelto per il suo stabilimento balneare è una vela con i colori della pace. “Rappresenta il nostro resistere e il fatto che abbiamo sempre camminato in pace”, dice Danila Corsi. Ci sono voluti quindici anni, infatti, e una storia tutta italiana di lotta contro la burocrazia, perché potesse realizzare il suo obiettivo: uno stabilimento pilota ad altissima accessibilità per l’inclusione lavorativa di ragazzi con disabilità. Un bagno apparentemente come gli altri, ma con tanti piccoli speciali accorgimenti. 

Danila vive da sempre a Martinsicuro, in provincia di Teramo. E’ un’insegnante di musica, vicepreside, e madre di Marta e Francesco. “Quando Francesco, che oggi ha 32 anni, nacque con la sindrome di down – racconta – insieme ad altri genitori fondammo la sezione di Martinsicuro dell’Anffas, l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale”. 

Nei primi anni ‘90 l’associazione ha un ruolo soprattutto di carattere informativo. Poi nel 1999 decide di costruire qualcosa di concreto e partecipa ad un bando del Ministero degli Affari sociali. “Nel 2000 vincemmo il bando e il Ministero ci erogò un acconto di 26 milioni di lire – spiega Danila -. Ma abbiamo dovuto attendere il 2014 per poter iniziare i lavori e l’agosto del 2015 per inaugurare lo stabilimento pilota Adriatico Handisport 2000, detto anche la Rosa blu”. 

In mezzo quindici anni di autorizzazioni concesse e poi revocate, migliaia di firme raccolte, comunicazioni a mezzo stampa, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. “E’ stata una vera e propria lotta, una campagna di resistenza civile, che abbiamo potuto reggere grazie alle tante competenze dentro l’associazione - continua Danila – ma ce l’abbiamo fatta”. E parla al plurale perché è l’associazione - di cui Danila è la presidente – a gestire lo stabilimento.

Centootto ombrelloni, una sessantina di coperti, nessuna barriera a partire dall’esterno, bagni veramente accessibili e non riadattati, e la possibilità di fare la doccia sulla carrozzina. “Abbiamo delle speciali sedie che camminano anche sulla spiaggia e in acqua. Pedane che arrivano fin sotto l’ombrellone, passerelle mobili e una porzione del bancone del bar ribassata, anche per i lavoratori su sedia a rotelle”. 

Perché alla Rosa blu lavorano anche camerieri, aiuto-cuochi, baristi e aiuto bagnini con disabilità. Ragazzi usciti dall’alberghiero, che qui possono trovare un lavoro o fare uno stage.

Il progetto è stato presentato al Padiglione Italia in occasione di Expo e ha potuto concretizzarsi anche grazie all’aiuto della Fondazione Tercas. “A nemmeno due anni di distanza le cose vanno bene. Abbiamo clienti che arrivano anche da fuori regione e hanno riconfermato per questa stagione. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo costruito – conclude Danila – come Anffas e come cittadini. Credo che il progetto sia una risorsa anche da un punto di vista turistico e forse un’occasione di riflessione per tutti”.

Pubblicato su CNAStorie

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