sabato 4 ottobre 2008

M come Marthe, la nonna di Videja

Marthe è rughe e pelle bruciata. La vocina di una strega, non c’è grasso sul suo corpo. Vedendo la casa di questa 86enne, nel villaggio di Videja-Vidanje, non si fatica a credere alla Banca mondiale, secondo la quale il 40% dei kosovari vivrebbe con meno di due dollari al giorno. “Sono 66 anni che abito qui. Siamo nelle mani di Dio – dice mostrando le quattro pareti d’argilla, pronte a sbriciolarsi da un momento all’altro, dentro le quali vive con figlio nuora e nipoti. “Non abbiamo terra, solo qualche pollo, e la guerra del ‘99 ha peggiorato la situazione. Alle donne serbe, scherzando, dico che dovrebbero ricostruirmi la casa”.
Ironia così simile alla verità. In questo villaggio, vicino alla città di Klina, zona occidentale del Kosovo, alcuni serbi sono ritornati e le loro abitazioni in parte sono state ricostruite con il contributo dell’Amministrazione. Di fronte alla casa di Marthe, al di là della piccola strada sterrata, i vicini serbi salutano sorseggiando una bibita sotto il portico della villetta a due piani. “Durante la guerra noi abbiamo protetto gli albanesi - ricorda Milorad Sarkovich, responsabile (serbo) dell’ufficio rientri del Comune di Klina - mentre loro, a scontri terminati, hanno distrutto le nostre case. Noi li perdoniamo, ma non dimentichiamo”. Questo Marthe lo sa, ma la guerra rende ancora più povero chi già lo era . “I miei figli sono scappati in Croazia per mangiare - racconta a sua volta - e solo alcuni sono tornati”. Tra di loro sua nipote, una ragazzina silenziosa e magrissima, cresciuta lontano da qui. Da quando ha fatto ritorno in Kosovo non ha mai parlato in albanese, la lingua delle sua famiglia. Lo capisce e conosce, ma preferisce il serbo-croato. Come se dal ’99 non fosse mai tornata a casa.

di Anna Maria Selini

1 commento:

Anonimo ha detto...

belle e brave, la nonna e la nipotina selimi
generatorino