giovedì 9 aprile 2009

Terremoto e notizie

Finora ho taciuto. E' come se stessi aspettando che tutto finisse, che i numeri del disastro fossero definitivi, ma purtroppo non è così. Questa mattina le vittime del terremoto che ha colpito l'Abruzzo erano 272, in questo momento sono 287.
Cento scosse al giorno. Più di 25 mila sfollati, 28 mila dicono altri. Quarantadue le ore che una degli ultimi superstiti, una ragazza di nome Eleonora, è rimasta sotto le macerie. Tre i bagni, riportava ieri il Corriere, per i cento sfollati di un piccolo paese. Ma anche 1200 i volontari che da tutt'Italia e dal resto d'Europa sono accorsi per dare una mano.
C'è anche chi con i numeri ha voluto fare uno spot, percentuali di share conquistate con il terremoto. Ognuno fa il giornalismo che crede, peccato che il tg1 sia servizio pubblico.
Io la televisione in questi giorni proprio non riesco a guardarla. I giornali li ho letti a fatica. E' strano, sto per recarmi in un paese lontano e forse mi troverò presto in uno scenario simile a quello abruzzese, ma qui preferisco non vedere.
Uno dei tanti criteri della cosiddetta "notiziabilità" giornalistica, dice che le notizie, in particolare le tragedie, interessano quanto più sono geograficamente vicine. A me sta capitando l'esatto contrario: preferisco guardare lontano. Oggi, come forse è capitato ad ogni italiano nelle ultime ore, per un momento ho immaginato cosa succederebbe se si scatenasse un terremoto mentre sono nel mio letto, di notte, al buio.
Qual è il muro portante? Dove dovrei ripararmi? Come ci si sente quando le mattonelle che hai sotto i piedi si srotolano una dopo l'altra?
Ho smesso subito di pensare, mi è venuta l'ansia. E ho capito che la paura va a braccetto con la notiziabilità. Entrambe crescono con la vicinanza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A me è successo il contrario. La vicinanza ha fatto passare la paura. Parlare con quelle persone, vedere le case distrutte, il terremoto che, come la ‘livella’, ha reso tutti uguali, ugualmente disperati in quei campi: gli abruzzesi benestanti -c'è cho ha perso la casa da un milione di euro- come gli immigrati che in quelle tende non ci stanno poi così male, tutti senza più nulla a ripartire da zero, o quasi, ha raffreddato le mie ansie. L’idea di essere lì per vedere e raccontare raggela tutto e lo rende cinicamente un fatto.
È un male?spero di no..finchè non diventa quel vergognoso teatrino autocelebrativo che hai citato e che Riotta ha tentato, ancora più penosamente, di dissimulare nel suo addio al Tg…un addio da vero imbonitore da fiera-mercato.

http://www.youtube.com/watch?v=DjsCNoaGVWY

ps. se non ci sentiamo prima BUON VIAGGIO!!!!
Anto

ANNA MARIA SELINI ha detto...

Grazie cara, continua a seguirmi sul blog. Non vedo l'ora di partire! un abbraccio