Bianca ed Eva

Fa un certo effetto quando sparano a qualcuno che conosci. Due giorni fa è successo a Bianca, "la piccola maltese". C'eravamo conosciute a un matrimonio, a Gaza, l'estate scorsa.
Eravamo le uniche due straniere in un mare di festanti donne palestinesi (donne e uomini festeggiano separati). Anche se in realtà l'unica straniera sembravo io. Se non fosse stato per i suoi colori e per quell'accento un po' curioso, Bianca sarebbe sembrata a tutti gli effetti una di loro.
Ricordo che ballava la dabka, la danza tradizionale palestinese, perfettamente, ondeggiando spalle e bacino al ritmo di musica e canti.
C'eravamo riviste a Natale, per caso, fuori dalla Chiesa della Sacra Famiglia. Io stavo lavorando e lei si aggirava come una persona ormai di casa, salutando e facendo gli auguri a tutti.
Bianca in mano aveva solo una telecamera, due giorni fa. Come mostra il video, stava riprendendo una manifestazione pacifica nella cosiddetta buffer zone, la zona di sicurezza imposta dagli israeliani lungo il perimetro di Gaza, quando i cecchini hanno cominciato a sparare. L'hanno colpita ad una gamba. Per fortuna sembra che stia bene e che presto tornerà a fare interposizione con gli altri volontari dell'Ism.
Tra di loro c'è da quasi due anni anche Eva, canadese, innamorata di Gaza. Sul suo blog racconta quotidianamente cosa significa vivere nella Striscia e lo fa spesso in maniera inedita, quasi poetica. Tra i consueti fatti di cronaca nera, ama sottolineare e mostrare "all'Occidente" le bellezze di Gaza. I fiori, i frutti del raccolto, i volti, i luoghi e soprattutto le storie delle persone. Sfidare i luoghi comuni dell'occupazione, mostrando l'altra faccia, quella incredibilmente normale, di Gaza.
Ho avuto la fortuna di conoscere entrambe e di passare dei bei momenti con loro. Bianca ed Eva non sono due invasate estremiste, ma due giovani donne delicate e determinate, che hanno deciso di dedicarsi ad una causa in cui credono fortemente, a volte rischiando anche la vita.
E a me piace ricordarle mentre ondeggiano le spalle, in una sgarrupata dabka serale.