lunedì 12 marzo 2012

I suoni della guerra

Ieri ho superato per la quarta volta il valico di Eretz, la "porta" che da Israele conduce nella Striscia e, dopo due anni, sono rientrata a Gaza.
Ho indugiato qualche minuto, lo confesso. Perchè poco prima di consegnare i documenti alle soldatesse israeliane, mentre mi stavo fumando l'ennesima "ultima sigaretta", si sono avvertiti in lontananza tre bombardamenti ben distinti. I più forti in queste prime 36 ore e la gamma, a dire il vero, è stata piuttosto variegata.
Ho capito che sotto le bombe l'udito si affina. E si impara in fretta a distinguere un razzo Qassam da un Grad, perchè il primo sembra un grosso botto di capodanno, mentre il secondo ha un suono più subdolo e strisciante.
Il sottile ronzio che ti accompagna di giorno e di notte, simile al rumore dei generatori che riempiono i marciapiedi e i cortili della Striscia (costantemente a rischio black-out) è quello dei droni, invece. Gli aerei senza pilota dotati di telecamera, ma anche di missili, che costantemente monitorano e occupano il cielo sopra Gaza, fino a farti impazzire. Ben diverso dallo sfrecciare arrogante dei caccia F16.
E poi i colpi di mortaio, dal suono netto e preciso, e i bombardamenti, a me finora lontani, nuvole di morte giù dal cielo pesanti.
A rompere la tregua - ovvero la condizione di massima normalità nella Striscia, perchè qui la pace non esiste - è stato l'esercito israeliano, venerdì pomeriggio, con un'esecuzione mirata dello sceicco Zuheir al-Kaisyin, il presunto responsabile degli attentati di agosto a Eilat.
Da lì l'escalation non si è più arrestata. Al quarto giorno consecutivo di attacchi reciproci, il numero delle vittime palestinesi è salito a quota 24 (cinque i civili, tra cui due ragazzini di 12 e 15 anni), mentre sarebbero circa 180 i razzi partiti dalla Striscia verso il sud di Israele, provocando il ferimento di due persone.
E mentre tutti invocano la fine delle violenze e l’Egitto tenta di fare da mediatore tra Hamas e Tel Aviv, il cessate il fuoco sembra per ora lontano. Oggi in una conferenza stampa, a Gaza, la Jihad islamica ha detto di non voler arrestare il lancio di razzi e il ministro della Difesa israeliano Barak e il premier Netanyahu hanno dichiarato che la risposta israeliana “durerà il tempo necessario”.
Alcuni internazionali, soprattutto operatori di ong, si preparano a lasciare la Striscia, togliendo di fatto ai palestinesi forse la più efficace di tutte le difese.
E intanto, mentre da una finestra risuona "Like a rolling stone", su Gaza è calata di nuovo la notte con tutti i suoi suoni infernali.

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