martedì 21 ottobre 2008

B come Brasilena, la gassosa calabrese

Al Cafè Paris di Mitrovica nord si beve Brasilena, una gassosa calabrese al caffè, introvabile in Italia a nord di Lamezia Terme. La importa Ivano, un quarantenne che vive qui da qualche anno, sposato a una ragazza serba. “Non dico che preferisco il Kosovo all'Italia. Ma certamente preferisco Mitrovica a Rosarno e i suoi clan”. Kosovska Mitrovica è la città divisa, rimasta per metà sotto il controllo di Belgrado. Militari francesi e poliziotti giordani controllano il ponte sul fiume Ibar, che separa il sud albanese dal nord serbo. Cinquanta metri più indietro, il ponte pedonale si attraversa senza check point, i bambini fanno il bagno e le famiglie organizzano picnic. Sulla collina che sovrasta la città, un monumento ricorda i minatori di Trebca, e un adagio serbo recita “ Trebca se radi, Beograd se gradi”: qui si lavora, e Belgrado si arricchisce. Radici del separatismo che sembrano più economiche che etniche. A Mitrovica nord ci sono tre palazzi, le torri, dove vivono anche famiglie albanesi. Anche la collina di Koha Ditore è multietnica, e gli attivisti di Community building Mitrovica organizzano attività e momenti di incontro tra serbi, albanesi, bosniaci e rom. A Mitrovica nord si paga in dinari. Le vecchiette siedono, nere dalla testa ai piedi, accanto alle cassette di cipolle ed erbe dell'orto. Le bionde cotonate gli passano accanto in tacchi a spillo. Adesivi in caratteri cirillici inneggiano a Ratko Mladic, manifesti rossi dichiarano “Il Kosovo è serbia”, e un anziano commerciante, nel sentirci parlare italiano, azzarda perfino un “Trst je nas”, Trieste è nostra. Altre donne in nero siedono accanto al ponte, sotto al monumento che ricorda i serbi caduti negli 88 giorni di bombardamenti Nato del ‘99. Ci salutano con parole italiane, fumano come turche.

di Giulia Bondi

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