A Gaza si è aperto il processo ai presunti assassini di Vittorio Arrigoni. Un'apertura passata sotto silenzio e ignorata dalla maggior parte dei media italiani, quegli stessi che nei giorni del rapimento e dell'uccisione di Vittorio avevano riempito le prime pagine dei loro giornali e telegiornali con il volto bendato e sanguinante di Vik e che durante "Piombo fuso" spesso l'avevano utilizzato come fonte.
Tra i pochi ad annunciare l'inizio del processo è stato Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto da Gerusalemme, nonché amico di Vittorio, in un articolo che trasudava indignazione anche per l'atteggiamento poco "trasparente" tenuto in questi cinque mesi delle autorità di Gaza.
Non solo la notizia dell'apertura del processo non è stata "pubblicizzata" da Hamas, il partito islamista che governa Gaza, ma la procura a favore del Centro palestinese per i diritti umani, per rappresentare la famiglia Arrigoni, è stata respinta dalla Corte militare (gli imputati sono tutti membri delle forze di sicurezza di Hamas e quindi militari, ndr), come il legale palestinese designato in extremis. E così la famiglia per ora non verrà rappresentata.
In aula, oltre agli imputati che rischiano la pena di morte, e ai loro parenti, erano presenti una trentina di persone tra giornalisti, personale di ong e amici di Vittorio.
Io ho potuto soltanto seguire da lontano. Per questo riporto alcuni estratti del racconto di un'amica di Vittorio, Meri Calvelli, presente al processo, che ha tutti i contorni di una farsa.
Prima dell'inizio del processo il procuratore militare ci ha ricevuti per darci alcune informazioni in merito al processo, come si sarebbe svolto...
Riguardo alla questione della non avvenuta ricezione da parte dei legali della famiglia, alla partecipazione al processo, esclusi per un vizio di forma giuridico, ha chiarito che mancavano dei documenti e che appena sono arrivati, solo qualche giorno fa, e' partita la procura. Fatto sta che il legale della famiglia non è riuscito ad entrare visti i tempi lunghi di passaggio dalle frontiere.
Anche la data del processo non era stata comunicata, e su questo, come tribunale militare, hanno chiarito che non hanno il dovere di comunicare niente... Questo processo non e' il primo, ci sono state altre udienze, di cui non si e' saputo niente.
Dopo il processo la vittima potra' chiedere il rimborso qualsiasi sia la condanna e a quel punto il processo da militare diventa civile.
Il processo si svolge con corte militare, avvocati degli imputati che ne hanno diritto, e la sentenza sara' veloce, in genere anche se ci sono dei rimandi, non prenderanno tanti mesi ma solo alcuni giorni, a differenza di quello civile.
I reati contestati sono: per 3 di loro, rapimento e omicidio premeditato; la pena va da un minimo di qualche anno (non definito) ad un massimo che e' la pena di morte. Per il 4° imputato invece l'accusa e' di aver nascosto gli accusati, ricercati per omicidio (sono i due che furono ammazzati durante il raid di hamas). La pena va da 6 mesi a 3 anni.
In caso di richiesta di pena di morte, la famiglia di Vittorio potrà chiederne l'annullazione, e la richiesta di non eseguire la pena, in quel caso verrebbe rimessa in discussione la sentenza... La pena di morte viene eseguita per fucilazione o impiccagione.
A questo punto e' iniziato il processo, l'aula del tribunale militare si trova dentro uno stabile, che una volta era un centro di attivita' giovanili gestito dalla moglie di Arafat.
Entrano gli imputati, sono 4, ridono, si siedono nella gabbia. Poi dopo un colpo tremendo sul banco entra la corte, tutti in piedi. Il giudice legge i nomi degli imputati e i capi di imputazione.
Vengono poi presentati gli avvocati degli imputati, la parte civile rappresentata dal "Palestinian Center for Human Rights"... che in questa specifica parte del processo non saranno chiamati a fare nessuna testimonianza perche' questa e' una corte miltare. Loro saranno rappresentati in corte civile.
Viene presentata anche la Pubblica Accusa, coloro che hanno portato avanti l'inchiesta sugli imputati assassini. Questi hanno mostrato un CD alla corte che conteneva le testimonianze e i dettagli forniti dai 4 imputati.
Gli avvocati degli imputati, hanno ribattuto che non erano a conoscenza di questa documentazione; hanno dichiarato di averla chiesta ma che non ne sono mai venuti in possesso.
La Pubblica Accusa, ha a sua volta ribattuto che gli avvocati degli imputati non hanno mai chiesto niente e che comunque non hanno niente in contrario a rilasciarla, anzi chiedono che questa venga messa agli atti e visionata per mettere in confronto le voci registrate con le voci degli imputati nella testimonianza/confessione, oltre alle riprese dei posti dove e' stato ucciso Vittorio... e chiedono di rimandare il processo affinche' gli avvocati degli imputati possano prendere visione del materiale fornito dalla Pubblica Accusa. Il processo e' rimandato al 22 Settembre 2011.
Non e' stato bello entrare in quell'aula, non e' stato bello vedere la faccia dei 4 ridere sicuri di se' per quello che hanno fatto, per il momento non c'e' niente che ci possa far pensare ad una verita' su quanto e' successo, ad una giustizia. La famiglia ci guardava come se fossimo i peggio individui, gli imputati ci guardavano e ridevano.
A Gaza per il momento nessuno ha parlato, ne del processo ne del caso, il tutto sta passando in modo tale che la storia non diventi un evento importante per l'opinione pubblica, meglio non sapere, meglio non far ricordare a nessuno quello che e' successo.
La fotografia è stata scattata da Filippo Baciocchi a Bologna, in occasione della presentazione di Gaza Guerra all'informazione a Scienze della Comunicazione.
Nessun commento:
Posta un commento